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Speciale golpe del ’76 in Argentina: intervista a Enrico Calamai

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Enrico Calamai, Niente asilo politico – Diplomazia, diritti umani e desaparecidos (Feltrinelli, 2006, 212 p., € 8,50) Enrico Calamai è nato a Roma il 24 giugno 1945. Inizia la sua carriera diplomatica nel 1972 presso il Consolato Generale d’Italia a Buenos Aires con funzioni di Vice Console e dopo due anni viene inviato in Cile nel […]

More about Niente asilo politico

Enrico Calamai, Niente asilo politico – Diplomazia, diritti umani e desaparecidos (Feltrinelli, 2006, 212 p., € 8,50)

Enrico Calamai è nato a Roma il 24 giugno 1945. Inizia la sua carriera diplomatica nel 1972 presso il Consolato Generale d’Italia a Buenos Aires con funzioni di Vice Console e dopo due anni viene inviato in Cile nel primo anniversario del Golpe di Pinochet. È un’esperienza di soli due mesi, ma che gli permette di rendersi conto delle atrocità che accompagnano un golpe militare. A partire dal 24 marzo 1976, data del golpe in Argentina, avvalendosi dell’esperienza maturata presso l’ambasciata a Santiago, cerca di utilizzare gli strumenti della diplomazia per aiutare i perseguitati politici che si presentano in Consolato. Rientrato in Italia nel 1977 viene poi inviato in missione in Nepal e in Afghanistan. Dal 1997 si occupa di diritti umani e pubblica due libri: “Faremo l’America”, scritto mentre era a Buenos Aires  e “Niente Asilo Politico”, in cui ripercorre le vicende degli anni trascorsi in Argentina.

Colonna sonora della puntata: Càceres, Pedro Y Pablo, Bersuit Vergarabat, Los Fabulosos Cadillacs.

Enrico Calamai, Niente asilo politico – Diplomazia, diritti umani e desaparecidos (Feltrinelli, 2006, 212 p., € 8,50)

ASCOLTA L’INTERVISTA A ENRICO CALAMAI
More about Il militanteAlfredo Helman, Il militante, (Edizioni Clandestine, 2005, pp 180, € 13,00).

Costretto alla fuga dal suo paese natio, l’Argentina, in quanto militante comunista, Alfredo Helman raccoglie in questo scritto l’entusiasmante narrazione di una vita dedicata alla lotta politica.
Sulla sua strada l’incontro con numerose personalitr che hanno segnato la storia del ventesimo secolo: Fidel Castro, Mao tze Tung, Zhou Enlai, Nikita Krusciov, Salvator Allende ed Enrico Berlinguer.
E poi, Ernesto Che Guevara: il sogno condiviso di una revolucion Argentina sull’onda di quella cubana, i fervidi preparativi per compierla, l’addestramento alla guerriglia, la fine, sancita dalla morte dello stesso Che.
Presente nei documenti della C.I.A., a torto, come uno degli ideologi e iniziatori del F.A.R. (Fuerzas Armadas Revolucionarias), c anche mnzionato dal Che in Diario in Bolivia, quale rappresentante di uno dei tre gruppi designati, sotto il suo comando, per dare inizio alla rivolta.
Questa c la testimonianza di un uomo che si c battuto strenuamente per i propri ideali.

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L’eternauta

Una partita a carte tra quattro amici viene bruscamente interrotta: fuori della finestra sono cominciati a cadere fiocchi di letale neve fosforescente. È l’inizio di un incubo, il primo tragico preludio a un’invasione extraterrestre che porterà morte e distruzione a Buenos Aires e nel mondo intero. Testimone di questa drammatica vicenda piena di angoscia, ma anche di disperata volontà di sopravvivenza e di resistenza, è Juan Galvez, ovvero l’Eternauta. Questo classico del fumetto argentino, diventato poi un “cult” in tutto il mondo, è stato realizzato alla fine degli anni Cinquanta, e ha anticipato con crudeli capacità profetiche il dramma dei desaparecidos argentini, nella lista dei quali è anche il suo sceneggiatore, Héctor G. Oesterheld.

More about Il mio nome è Victoria

Victoria Donda, Il mio nome è Victoria (Corbaccio, 2010, pp.216, €17,50).

Nel 1977 i genitori di Victoria furono sequestrati dai militari argentini. Mentre il padre fu subito ucciso, si consentì alla madre, incinta di cinque mesi, di partorire prima di essere giustiziata. Victoria fu data in adozione a una famiglia vicina al regime, dove crebbe con il nome di Analia, ignara della sua storia. Fino a che l’associazione delle nonne di Plaza de Mayo non la individuò come la “nipote numero 78”. Così, a ventisette anni, nel 2005, la sua vita subisce una svolta sconvolgente. La sua identità è a pezzi e le tocca in sorte di “nascere” una seconda volta, figlia di altri genitori, orfana, consapevole del male che ha subito e che con lei hanno subito migliaia di giovani della sua generazione. Ma recuperato il nome che sua madre aveva scelto per lei, Victoria, saprà anche superare la crisi.

PS l’incursione inquitante a cui si riferisce Jadel al termine della trasmissione è un breve brano di un discorso di Berlusconi che si è misteriosamente intrufolato da chissà quale abisso dell’archivio della radio a fine pubblicità. In questa sede lo abbiamo tagliato per risparmiarvelo e risparmiarcelo.


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