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Il covo dei blogger: il diario verde acido di Pulsatilla

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Il covo dei Blogger è una rubrica dedicata ai blog letterari che esce sul mensile “Letture”Ospite dell’ultimo numero è Pulsatilla.
a cura di Arianna Cameli

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Da qualche tempo gli editori alla ricerca di nuovi talenti fanno scouting in Rete, spulciando tra i diari on line. Vero è che il fenomeno sembra riguardare più la narrativa di genere o giovanile, anche se i confini sono ormai molto più indefiniti che in passato. Se prendiamo in mano un romanzo rosa, oggi ci imbattiamo nel Diario di Bridget Jones, di Helen Fielding o in Manuale di caccia e pesca per ragazze di Melissa Bank o Il diavolo veste Prada di Lauren Weisberger. Appartengono tutti al filone della chick-lit. Nello slang statunitense, chick è un termine informale per “ragazza”; lit è l’abbreviazione di literature (letteratura). Pur presentando alcuni elementi in comune con il tradizionale romanzo rosa, il romanzo chick-lit tende a essere umoristico e post-femminista nella sua rappresentazione della vita e dei rapporti sentimentali. Lo stile della narrazione è irriverente e ironico, specie per quanto riguarda gli argomenti sessuali, ma si parla anche di shopping, estetiste, vestiti.

Il rosa si trasforma dunque in narrativa di consumo che parla di consumi alle giovani donne, e se a tutto questo aggiungiamo il rapporto con il mondo di Internet e con l’universo dei blog, abbiamo il caso di Pulsatilla. Di origini foggiane il suo vero nome è Valeria Di Napoli, classe 1981, Pulsatilla (cito dal blog) è il nome di una pianta che «ha le foglie divise in lacinie lineari, pelose. Cresce nei luoghi erbosi o fra le rocce. Mi è stata prescritta una volta. Quando ho chiesto al mio terapista perché, lui mi ha risposto “Perché sei cattiva”. Questo è un blog cattivo per combattere la cattiveria, come da precetto omeopatico. E pulsatilla è una parola che mi somiglia molto. Piccola, saltellante». Dopo aver creato il suo personale blog “Diario verde e acido” Pulsatilla è stata contattata dallo spregiudicato editore Alberto Castelvecchi, che in lei ha notato la sua spiccata propensione allo stile diaristico trasgressivo pubblicandone il libro La ballata delle prugne secche.

  • Dal blog al libro, puoi raccontarci la tua vicenda editoriale?

«Facevo la copywriter, avevo un blog, e fin qui, niente di strano. Col passar del tempo la popolarità del sito ha raggiunto le orecchie di case editrici piccole e grandi, secondo le quali avevo tutte le “carte” in regola per scrivere un libro, e mi pungolavano a cimentarmi nell’impresa. Tra queste c’era anche la Castelvecchi, con la quale ho firmato il contratto. Prima ho firmato il contratto, poi ho scritto il libro. È stato un iter bizzarro».

  • Perché questo titolo bizzarro?

«Perché mi suonava bene. Nella sua stranezza era in tono con tutto il resto».

  • La ballata delle prugne secche ha uno stile di scrittura che nasce dall’universo multiforme dei blog, e che mutua dal diario la frammentazione e la leggerezza. Hai sempre scritto in questa maniera o i tuoi vecchi diari erano diversi?

«Da adolescente ero pesante, come tutti gli adolescenti. Pugno sulla fronte, commiserazione e poesie visionarie. La scrittura si evolve con la persona, ovviamente».

  • Nel tuo libro vengono affrontati anche temi come l’anoressia, il rapporto conflittuale con i propri genitori, esperienze sessuali, il tutto sempre condito da umorismo. Eppure le pagine sicuramente più curiose e interessanti riguardano la tua città natale, e il dialetto che ci porta indietro nel mondo del folclore e dell’infanzia. Come hanno reagito i foggiani alle presentazioni del libro?

«Bene nel complesso, complimenti a profusione. Però avrei dovuto, secondo certi foggiani, restare a Foggia e combattere dall’interno per cambiarla, invece che andarmene e parlarne male. In realtà il mio borgo natio non ha subito un trattamento diverso dagli altri temi trattati nel libro, irridere e colpire è il mio marchio di fabbrica».

  • Cito dal tuo blog:«Mi sono fatta anch’io un blog, pare essere di moda. Ma non l’ho fatto per questo. L’ho fatto per non implodere». Puoi spiegarmi meglio cos’è questa “implosione”?

«Era un periodo drammatico, avevo bisogno di vuotare il sacco con qualcuno. L’ho fatto con il mondo».

  • Dopo l’uscita del libro è stato facile continuare a scrivere nel blog? O è cambiato qualcosa?

«La seconda che hai detto. Ho un maggiore bisogno di privacy, e un maggiore bisogno di sincerità, e le due cose collidono di brutto con il blog».

Continua a leggere e clicca l’intervista ….
Per visitare il blog di Pulsatilla: http://pulsatilla.splinder.com/

Arianna Cameli


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