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Il lato B

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Se dovessi scrivere una di quelle moleste fascette che abbracciano i libri ammiccando al lettore, sfrutterei uno dei nomi più abusati degli ultimi tempi: Chuck Palahniuk. Non importa se sono anni che lo scrittore di Portland non ci regala nulla di decente, il solo suono di quel cognome evoca un certo tipo di narrazione esagerata, […]

More about Il lato bSe dovessi scrivere una di quelle moleste fascette che abbracciano i libri ammiccando al lettore, sfrutterei uno dei nomi più abusati degli ultimi tempi: Chuck Palahniuk. Non importa se sono anni che lo scrittore di Portland non ci regala nulla di decente, il solo suono di quel cognome evoca un certo tipo di narrazione esagerata, caustica, ironica. La fascetta de Il lato B di Alessandra Faiella (Fazi) allora potrebbe essere una cosa del genere: se Palahniuk fosse donna, se fosse italiana e la smettesse di prendere per il culo i suoi lettori, scriverebbe questo libro. Che comunque con il culo ha a che fare.
Allo stesso modo se dovessi puntare tutto sulle implicazioni sociologiche del testo della Faiella mi toccherebbe tracciare un quadro amaro della contemporaneità, delle miserie di un paese ben più che miserabile. Dovrei affrontare tematiche incandescenti quanto trite e ritrite che vanno dalla politica all’etica, dal sessismo alla videocrazia, dai puttanieri alle veline e via di questo passo verso un certo prurito malsano di metter mano al Kalashnikov. Ma siccome non ho voglia di impantanarmi e immusonirmi e siccome, come ricordo a me stesso a ogni pie’ sospinto, la realtà è quella che è e dire come dovrebbe essere (che lo si faccia con le parole o l’AK-47) è fare dell’ideologia, allora non mi resta che dire qualcosa di Katia G, l’io narrante. Bellissima, con un culo epocale, determinata e intelligente, molto intelligente e per questo non lo dimostra mai. Nell’ambiente dello spettacolo / politica per fare strada la dote in questione deve essere tenuta nascosta, soprattutto se il QI è superiore a quello di chi devi usare e ancor di più se il tuo obiettivo finale è la vetta, anzi la Vetta (in realtà una cima piuttosto bassa, ma le metafore alle volte tendono all’ossimoro) e hai fretta di raggiungerlo prima che la vecchiaia ti freghi. Un fine per cui ogni mezzo è giustificabile e sacrificabile, un fine che sa di vendetta gelida e squisita con un movente tanto intimo quanto devastante.
Per Katia, il campo base da cui intraprendere la scalata a colpi di sesso è la tv. Qualche fiction, un reality show, un programma per famiglie in prima serata. Il campo successivo è il letto di un onorevole e da lì in poi la scalata, per osare retoricamente, si fa in discesa. Il letti si moltiplicano e sono quelli di deputati e senatori che con una risma di vedette, presentatori, registi, produttori, faccendieri, stilisti, chirurghi plastici e allegra brigata varia costituisce l’esercito di personaggi che solcano trasversalmente le pagine de Il lato B. Comparse tanto improbabili quanto tristemente realistiche.
Scrittura veloce, cinica senza concessioni che mostra e non dimostra, un tocco di grottesco, una punta di sarcasmo, carambole umoristiche e un retrogusto amaro, a tratti amarissimo per un finale iperbolico. Unico punto a sfavore: a volte l’uso debordante dell’umorismo ai limiti del caricaturale rischia di disinnescare il côté critico – visibile in filigrana – del romanzo. (7/10)

Recensione pubblicata su Blow Up di settembre


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